-Racconto: I Miei Occhi Sanno Ballare-

Carissimi amici e lettori del blog,

Oggi ho deciso di pubblicare un racconto scritto molti mesi fa, un racconto che avrebbe dovuto vedere la luce all’interno di un libro…

L’avevo scritto per partecipare ad un’iniziativa il cui argomento era “La diversità”; era stato scelto per essere pubblicato, però il progetto non è andato in porto, come spesso accade alle iniziative troppo ambiziose…

Dato che mi sembrava un peccato lasciarlo morire nei meandri del mio computer, ho pensato di condividerlo qui con voi in questa giornata di Ferragosto…

Queste poche righe parlano di un pezzo di me che pochi conoscono, un pezzo di me di cui, a volte, ancora mi vergogno un po’… un pezzo di me che, però, è anche una risorsa preziosa se lo si guarda con un pizzico di ironia!

Spero che chi mi segue possa imparare qualcosa da questa storia…

Vi abbraccio e vi ringrazio per il sostegno.

 


 

Sapevate che anche gli occhi possono essere degli ottimi ballerini? Scommetto di no…

Oggi vi voglio raccontare la storia di due occhi che danzano seguendo il ritmo delle emozioni.

Gli occhi in questione sono proprio i miei e sono nati così, con questa continua voglia di muoversi, di comportarsi come due biglie impazzite e di seguire le note dei miei stati d’animo per cambiare l’intensità del loro moto continuo.

Questa condizione, che sicuramente vi starà incuriosendo e stranendo, si chiama Nistagmo: esso consiste in un costante ed involontario movimento degli occhi. Spesso le persone mi chiedono come io veda il mondo, ma io non so mai cosa rispondere. Ho sempre visto in questo modo ed è l’unico modo possibile e normale che possiedo per conoscere ciò che mi circonda. Mi chiedono anche se io veda o meno le cose muoversi, ma pure questa è una strana domanda; voi vedete forse il mondo perfettamente immobile?

A volte ho provato a spiegare questa mia condizione, però non ho mai trovato le parole giuste per descriverla… molta gente è convinta che il solo fatto di osservare qualunque cosa dovrebbe farmi venire il mal di mare! Bizzarro!

Sono abituata ad avere un paio d’occhi un po’ folli e penso di poter dire di sentirmi anche fiera di averli. Non è sempre stato così, certo: in passato ho provato tanta rabbia e mi sono chiesta infinite volte “perché a me?”, mentre piangevo e desideravo solo di poter essere normale, una ragazza come tutte, una tra tante.

Evitavo regolarmente di guardare chiunque dritto negli occhi, perché quel ballo continuo del miei occhi mi imbarazzava e mi faceva sentire vulnerabile. Dentro di me una vocina implorava a quei due stupidi ballerini di smetterla! Sembravo una madre che provava vergogna per il comportamento dei suoi due figli indisciplinati…

Eppure, nonostante le mie preghiere, la ribellione di quei due mattacchioni è andata avanti inesorabilmente, disobbedendomi! Con l’età il movimento è diminuito e, pian piano, ho capito che dovevo imparare a conviverci. Dovevo rassegnarmi al fatto che i miei occhi fossero nati con la voglia di esprimersi in quel loro modo inusuale! Dovevo accettare persino i loro sgarbi: il loro ballo diventava sempre più veloce e frenetico nei momenti difficili. Ogni volta che mi sentivo nervosa, spaventata, emozionata, imbarazzata e stanca, ecco che puntualmente acceleravano i loro passi di danza! Anche quando mi sentivo felice cambiavano il loro modo di muoversi. Insomma, più provavo emozioni e più loro si divertivano a cimentarsi in nuove danze! Non potevo più nascondere i miei stati d’animo senza essere colta in flagrante! Potete immaginare la sensazione?!

Sì, ho dovuto accettare il fatto che la gente potesse leggermi nel pensiero attraverso gli occhi. Fortunatamente, la maggior parte della gente che prova ad interpretare i movimenti di quei due pazzoidi è analfabeta. L’interpretazione delle danze dei miei occhi è riservata a pochi!

Bisogna essere delle persone speciali per decifrare il linguaggio dei miei occhi; bisogna essere delle persone coraggiose per sostenere il mio sguardo; bisogna essere privi di pregiudizi per avvicinarsi a chi non è convenzionale…

Sono sempre stata circondata da pochissimi affetti ed allontanata dai più: ciò che non si conosce spaventa quasi più della morte! Perché?

Me lo chiedo da anni e ancora non ho capito da che cosa nasca tanto terrore; la diversità non dovrebbe essere considerata come una risorsa?

Chiunque di noi può dare il proprio contributo per rendere migliore la società in cui viviamo, ma il cambiamento non può verificarsi se non ci decidiamo noi per primi a cambiare noi stessi!

Che cosa spinge l’essere umano a temere la diversità? In che modo pensa che una persona come me, per esempio, possa fargli del male? E’ vero che i miei occhi sono iperattivi, ma non hanno mai ucciso nessuno! Di sicuro, a volte, avranno fulminato qualcuno, ma fulminare con lo sguardo in movimento è davvero molto comico anche solo da immaginare, non trovate?!

Che importanza ha se il mio mondo si muove ed il vostro no? E’ davvero così importante per voi?

Che importanza ha se per guardarmi dritto negli occhi dovrete abituarvi ad una mia particolarità?

Il mondo è bello proprio perché non si finisce mai di scoprirlo! Ogni essere umano è unico in qualcosa e vale la pena di essere avvicinato, conosciuto, stimato ed amato! Nessuno dovrebbe mai doversi sentire un errore, uno sbaglio della natura… eppure quante volte mi sono sentita così a causa delle persone!

I miei occhi si muovono, i miei occhi vibrano, i miei occhi ballano, i miei occhi non fotografano il mondo, ma ne fanno dei piccoli video tremolanti. I miei occhi sono pieni di vita, i miei occhi sanno sorridere, i miei occhi sanno ridere delle loro stranezze, i miei occhi sanno piangere lacrime danzanti. I miei occhi sono… i miei occhi!

Sono fiera dei miei occhi, perché ne hanno viste tante, hanno faticato tanto dove altri occhi avevano vita facile… i miei occhi sono dei combattenti, i miei occhi non si sono mai stancati di darsi da fare e mai si stancheranno! I miei occhi mi hanno tolto la possibilità di guidare la macchina a causa di un visus non abbastanza elevato, ed ammetto di averli odiati tanto per questo… ma poi ho capito che dovevo ritenermi fortunata per il solo fatto di poterlo vedere, il mondo! Posso vedere i colori, posso vedere tutto ciò che di bello esiste e lo posso fare a passo di danza, al loro passo di danza!

Ho imparato che i limiti, molto spesso, ce li creiamo da soli. Tutti noi, ognuno con le proprie capacità, siamo in grado di fare cose grandi e basta desiderarlo ardentemente per riuscirci!

Mi sono sentita ripetere tante volte che non ero degna di qualcuno o di qualcosa, che non sarei mai riuscita a fare certe cose, che avrei fallito, ma io non avrò fallito fino a quando il mio cuore avrà musica nuova per i miei occhi ballerini! Un cuore che prova emozioni, che prova amore in mezzo all’odio, è l’arma migliore contro il veleno!

Io so che esistono altre persone che sono state scelte per adottare un paio di occhi ballerini come i miei; è proprio a queste persone che voglio gridare a gran voce di non provare vergogna! A queste persone chiedo di amare i propri occhi, di rispettarli e di non sminuire quella danza: è una vostra caratteristica, fa parte di voi e vi rende irripetibili! Troverete altri occhi che non sapranno ballare, ma che saranno ben felici di essere gli spettatori dei vostri grandi atleti!

Alle persone che incontreranno qualcuno come me, invece, chiedo di avere pazienza: non offendetevi se abbassare lo sguardo sarà più facile che tenerlo fisso sul vostro… anche i ballerini più bravi si intimidiscono di fronte ad un pubblico nuovo! Siate pazienti e gentili, sempre!

A chi è normale e si crede migliore, invece, vorrei dire che la forma di disabilità più grave che io abbia mai conosciuto in vita mia è la cattiveria… nessuno è più sfortunato di chi nasce con il cuore arido!

Per tutti gli altri, ricordatevi, c’è e ci sarà sempre speranza! Seguite sempre la musica del vostro cuore e fate come i miei occhi: lasciatevi trasportare dalla sua melodia e ballate al ritmo della vita!

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-Ospite Inaspettato-

Mi sentivo sicura,

Tra le mie mura,

Costruite con cura,

Per proteggermi dall’usura,

E da un’eventuale delusione futura;

Poi qualcuno è arrivato,

Con molto garbo alla mia porta ha bussato,

Io con fare circospetto da una fessura l’ho studiato,

Faceva freddo: gli ho aperto e l’ho invitato,

Ad entrare nel mio rifugio corazzato;

Ora ho un ospite inaspettato,

Nell’universo che credevo di aver blindato,

Penso di avere lo sguardo spaventato,

Ed il cuore un po’ spiazzato,

Ma nulla che non si possa curare con del caldo cioccolato!

Forse è giunto finalmente il momento,

Di dire addio allo sgomento,

E voglio che questo sia un giuramento:

Pongo fine alla mia condanna ed al mio perimento!

Vieni anche tu a festeggiare con me questo evento?

-Sospesa-

Guardatemi, sto precipitando!

E’ da molto che sto sprofondando,

Non ricordo neanche da quando,

Ma è da tanto che sto cadendo!

No, il fondo non lo sto raggiungendo,

Non vedete che sto ridendo?!

Mi diverto perché ce la sto facendo,

E non sto affatto sognando,

Sto davvero sopravvivendo!

L’abisso ha una fine, ma io non la sto vedendo,

Ci deve essere il suolo, però io non ci sto arrivando,

Perché dopo tanto lottare sto vincendo,

Ci ho messo un’eternità, ma sto imparando,

Finalmente sto volando!

-Immobile-

Perché resti lì, immobile?

La vita è inafferrabile,

Non agisci per cambiare le cose, è inaccettabile!

Perché resti lì, immobile?

La felicità sarebbe per te accessibile,

Se solo la smettesi di fare il miserabile!

Perché resti lì, immobile?

Il dolore potrebbe essere appagabile,

Ed anche abbastanza sopportabile,

Smetti di crederti così tanto fragile!

Perché resti lì, immobile?

Ti stai comportando in modo ignobile,

Accetta le sconfitte e rendi con un sorriso tutto più sopportabile,

Fatti un regalo: usa la forza, non l’angoscia, come combustibile!

-Il Piacere Di Scrivere-

Per chi, come me, ama scrivere praticamente da sempre, avere una scorta di carta e penna è essenziale quanto avere il frigorifero pieno.

E’ vero anche che, con tutta la tecnologia che possediamo oggi, scrivere è diventato possibile ovunque: fuori casa, in viaggio, camminando… insomma, siamo fin troppo dotati di smartphone e tablet, quindi una tastiera virtuale a portata di mano (o di dita) difficilmente ci manca.

Ma la scrittura digitale, o elettronica, è davvero appagante? Io sono la prima ad usare molto il computer per scrivere qui sul blog e non solo, però ho sempre pensato che avere davanti uno schermo fosse una cosa molto fredda. Per me fissare la pagina di un quaderno, o un foglio qualunque, impugnare una penna e pensare a cosa scrivere è tutt’altra sensazione, tutt’altra cosa. Anche quello che si scrive ha più calore, ha più senso e trasmette anche più emozioni. Voi non credete che sia così?

Qualche giorno fa ho deciso di farmi un regalo: sono entrata in una cartoleria e ho comprato una penna. Nulla di eccezionale, vero?

E invece vi sbagliate, perché non ho comprato una penna a sfera o una banalissima biro… ho comprato la mia prima penna stilografica!

Ero emozionatissima all’idea di cominciare un’esperienza tutta nuova e non vedevo l’ora di arrivare a casa per provare subito a scrivere!

Che dire?! E’ stato subito amore! Credevo che sarebbe stato un po’ complicato imparare, all’inizio, invece è stato tutto molto immediato, quasi come se fossi nata per questo. Ho provato un piacere indescrivibile che non avevo mai provato prima e mi pento di essermi approcciata al mondo delle stilografiche così tardi!

Ho comprato una stilografica economica, ovviamente, per cominciare e per fare pratica. Penso che ne comprerò altre, più avanti, per collezionarle e per provarle tutte (magari non proprio tutte eheheh).

Sì, credo proprio di aver trovato un nuovo hobby con l’amore per le stilografiche. Sono giorni che non faccio altro che documentarmi sull’argomento e sono davvero molto entusiasta!

Se non avete mai provato e se siete degli amanti della scrittura, beh, io non posso che consigliarvi di buttarvi! Cominciate con una penna economica per capire se vi trovate bene e se vi ispira, fate pratica e poi puntate su qualcosa di un po’ più importante. Saranno soldi ben spesi!

Ammetto che non scrivevo a mano da tanto tempo e che questa idea, che mi è nata un po’ per caso, mi ha dato lo slancio per ritornare sulla carta. E’ bello ritagliarsi un po’ di tempo per ritrovare le vecchie abitudini di una volta. Scrivere al computer sarà sicuramente pratico, facile e veloce, ma rende il tutto troppo meccanico: è tutto ridotto ad una serie di tasti che vengono premuti velocemente… scrivere a mano, invece, permette alle emozioni di fondersi con l’inchiostro e di fuoriuscire dalla punta della penna con esso. Io credo che sia meraviglioso!

Ultimamente, poi, sto attraversando un periodo un po’ difficile e tornare ad esternare ciò che provo con la scrittura non potrà che giovarmi. In più, visto che la mia scrittura in corsivo è davvero pessima, ho deciso di lavorare un po’ sulla calligrafia per migliorarla. Ormai sono anni che utilizzo lo stampatello per scrivere e credo sia un peccato… voglio provare a cambiare e penso che questa sia l’occasione giusta!

Insomma, in questi giorni ho trovato un’energia nuova e positiva e tutto questo grazie ad una penna che mi sono regalata. E’ proprio vero che a volte basta davvero poco per trovare conforto anche in mezzo alla tempesta! Farsi un regalo può migliorare l’umore e portare con sé tanti altri bei vantaggi!

-Libro: “Veronika Decide Di Morire”-

Inauguro il mese di Agosto con il primo articolo dedicato alla recensione ed al commento di un libro. Spero che siate carichi, perché c’è tanto di cui parlare (per me) e tanto da leggere (per voi).

Il libro di cui vi parlerò oggi è: “Veronika decide di morire” di Paulo Coelho.

La trama:

Veronika, pur avendo una vita normale, non è felice. Ecco perché decide di morire, ingerendo una dose eccessiva di sonniferi. Ma il tentativo fallisce, e Veronika viene internata in una clinica psichiatrica dove il suo cuore ammalato conosce una realtà di cui non sospettava l’esistenza. Il romanzo si ispira a un drammatico episodio della vita dello scrittore quando, nel 1965, a diciotto anni, venne ricoverato in una clinica psichiatrica. Paulo Coelho scrive una profonda riflessione sul tema della normalità e della diversità, trasformando il dramma dell’infelicità nella pienezza dell’accettazione della vita e della sua bellezza.”

Non è esattamente un libro da portare sotto l’ombrellone, starete pensando voi, ma io non sono d’accordo. E’ un romanzo veramente “pesante”, ma non nel senso che si potrebbe pensare: è carico di positività, di speranza, di vita e di spunti per una marea di riflessioni!

Questa lettura mi è stata consigliata da una persona su un gruppo Facebook ed ammetto che il titolo mi aveva incuriosita, ma allo stesso tempo spaventata. Temevo che fosse una storia triste e macabra e non era proprio ciò di cui avevo bisogno nei giorni scorsi. Poi, però, mi sono avventurata tra le pagine e ne sono rimasta piacevolmente catturata.

Veronika, la protagonista, è descritta come una ragazza normale: ha una famiglia amorevole, non le manca l’affetto da parte della gente, è una ragazza che non ha problemi di salute, ha un lavoro, piace ai ragazzi, è intelligente e ha tutta la vita davanti. C’è un solo piccolo ostacolo: lei quella vita non la vuole più e decide di buttarla via.

Qual è la ragione? Beh, il fatto che intorno a sé non vedesse cose soddisfacenti, il fatto di provare noia ed una sorta di prevedibilità. La ragione è semplicemente la paura della staticità, la paura del non riuscire più a provare stupore, meraviglia o sorpresa per qualcosa.

Motivazione banale?! Forse per alcuni, ma non per me.

Le persone intelligenti e magari anche un po’ sopra le righe si trovano spesso in situazioni del genere ed io stessa mi sono identificata in Veronika, che è anche quasi una mia coetanea.

Capita di arrivare ad un punto nella vita in cui si pensa di aver già provato tutto, sentito tutto, visto tutto… una sorta di punto morto, una sorta di traguardo oltre il quale non esistono o semplicemente non si vedono stimoli.

Nel libro la protagonista trova degli stimoli nuovi all’interno della clinica psichiatrica dove viene ricoverata dopo il suo tentativo, non andato a buon fine, di suicidio. Non vi anticipo nulla, altrimenti non provereste le belle sensazioni che ho provato io nel leggerlo, ma posso dirvi che è molto interessante il modo in cui i pazienti dell’ospedale trattino il tema della follia. Non c’è nulla di male nell’essere folli, anzi, sarebbe sbagliato decidere di essere troppo normali! Sarebbe quella la vera follia!

All’interno delle mura della clinica, dove vi è una sorta di ambiente protetto, dove la gente si capisce a vicenda, dove essere diversi non spaventa, Veronika imparerà a conoscere meglio se stessa, la sua anima e la sua diversità. Saranno proprio i suoi compagni di degenza a farle capire che lei ha dentro di sé un’importante risorsa: la vita!

Un libro positivo, che apre la mente e che spinge il lettore a fare un viaggio dentro se stesso per conoscersi meglio. Credo sia impossibile non amare gli insegnamenti che regala, credo sia impossibile non interiorizzarli. E’ una storia che acclama la vita e che apre gli occhi!

Troppo spesso siamo circondati da cose che non ci soddisfano, che non ci appagano e che ci deludono, ma la risposta deve sempre essere positiva, anche quando pensiamo che i presupposti non esistano.

Questa storia mi ha insegnato che non c’è nulla di male nel sentirsi diversi e che la diversità è una qualità che magari non tutti apprezzeranno, ma che le persone meno normali ameranno. Alla fine che cosa c’è di bello nell’essere come gli altri ci vorrebbero?! Sarebbe una follia rinunciare a se stessi per compiacere qualcuno!

Leggete questo libro se vi sentite un po’ persi, se state attraversando un momento buio, se vi sentite soli, se non trovate input validi che vi scuotano. A me quelle pagine hanno acceso una luce dentro al cuore e credo che quella luce si chiami speranza!

Accettate di essere diversi, non è una vergogna! Abbracciate la vita e fate in modo che le cose belle da vivere non finiscano mai: la chiave per farlo è dentro di voi!