-Vita Panoramica-

Ti invito a salire sulla mia vita,

Che è una ruota panoramica:

Per fare un giro il biglietto non si paga,

Ma serve necessariamente avere un cuore,

Altrimenti il panorama lo guarderai per ore,

Senza provare alcuna emozione,

Perché sulla mia ruota,

Ciò che si trova sul punto più alto,

Non si può che scorgere usando l’ardore,

Che è l’arte di un sognatore,

Di saper provare stupore,

Anche nella semplicità;

Forse, la mia, non è la giostra più indicata,

Per chi vede confini e non opportunità a cascata,

Il limite è alto come una barricata,

Per una persona che all’infinito non è abituata!

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-Il Mio Marciapiede Affollato-

Sono ferma proprio al centro di un marciapiede:

La gente mi schiva come se fossi un lampione,

Un ostacolo che rallenta e complica quel percorso,

Una cosa messa lì per dare problemi ed impedimenti…

Sono ferma e mi guardo intorno,

Ho gli occhi tristi e lucidi,

Sto piangendo in silenzio,

Nella speranza che qualcuno si accorga di me e mi chieda “perché”…

Sono in mezzo ad una marea di gente,

Vengo notata, ma nessuno mi vede davvero,

Vengo vista e non osservata,

Sono tutti troppo impegnati ad essere egoisti per fermarsi davanti a me…

Mi chiedo come mai alle persone importi così poco degli altri,

E come sia possibile che costi così tanto essere “umani”,

Anche con quelli che loro definiscono “amici”,

Usando una parola qualunque, senza darle un peso effettivo, affettivo…

Ogni giorno c’è una gran folla intorno a me,

Che mi fa sentire sola al mondo,

Che mi fa sentire un gran vuoto e tanto freddo,

Sebbene sia estate e faccia caldo…

Non basta che il cellulare suoni,

Sono stanca di essere inondata da finti cuori,

Vorrei essere guardata da occhi,

Toccata da mani,

Stretta da braccia,

Salvata con un sorriso vero!

Vorrei solo questo,

Vorrei che qualcuno mi prendesse per mano e mi esortasse a camminare,

In mezzo alla folla,

Come due amici che si vogliono bene,

Nella semplicità di un gesto,

Che, per una volta,

Non fosse solo una dannata notifica…

-Racconto: L’Uomo Dei Sorrisi Vietati-

Questo pomeriggio mi sono cimentata in un esercizio di scrittura proposto dal Blog “Scrivere Creativo”. Vi rimando all’articolo per capire di cosa si tratta.

Mi è venuta l’ispirazione per scrivere un breve racconto, molto semplice, ma che fosse anche portatore sano di positività! Buona lettura!

Se alle tre del mattino ti svegli e per la dolcezza del sogno ti viene da sorridere… non farlo.”

Era quello il motto del candidato che tutti davano per favorito alle prossime elezioni. L’uomo dei sorrisi vietati rischiava davvero di diventare il nuovo sindaco della città…

Che cosa avesse contro i sorrisi nessuno lo aveva ben capito: si vociferava che, quell’uomo, avesse perso la capacità di sorridere a causa di svariati eventi drammatici e traumatici avvenuti nel corso della sua esistenza. Ma le cose negative non capitavano forse a tutti?! Perché spegnere i sorrisi e lasciare un’intera cittadina nel buio della tristezza?!

Ludovica, che aveva appena 18 anni, continuava a non trovare un senso a tutto quello che stava accadendo nella sua città. Lei e Martina, sua coetanea e migliore amica, parlavano spesso di quella follia che stava dilagando. C’era davvero tanta gente che trovava interessante quella campagna a favore dell’oscurità!

Secondo te perché lo voteranno?”, chiese Martina.

Ludovica sospirò e rispose: “Forse perché siamo circondate da persone infelici quanto lui…”.

Sì, certo, ma… perché coinvolgere tutti noi? Insomma, ognuno dovrebbe essere libero di fare ciò che vuole, non credi?! Invece, magari, finiremo col rischiare una multa se verremo beccate a sorridere per strada! E’ pura follia!”.

Ludovica annuì: “E’ pura follia accettare di non sorridere più… e poi come lo si potrebbe spiegare ai bambini che è vietato sorridere?!”.

Martina esclamò: “Che idea geniale! Forse possiamo ancora convincere la gente a non votare quel frustrato depresso! Vieni, andiamo!”.

Trascinò l’amica per strada ed andarono a bussare a tutte le porte del vicinato, chiedendo alle famiglie di portare tutti i loro bambini, di qualunque età fossero, nella piazza principale.

La gente non capiva che cosa avessero in mente le due ragazze, ma loro furono abbastanza cariche di entusiasmo da convincere la maggior parte degli abitanti.

Un’ora dopo, grazie al passaparola generale, la piazza principale era gremita di mamme, papà, zii, zie, nonni e nonne con tutti i loro bambini al seguito.

A quel punto, Martina si munì di un megafono e gridò a gran voce: “Questa città non vuole smettere di sorridere, non vuole diventare spenta e triste! Vi abbiamo chiesto di venire qui per dare una lezione di vita a tutti noi! Saranno loro, i bambini, a farci imparare qualcosa! Chiedo ai vostri figli ed ai vostri nipoti di pensare a qualcosa che li faccia sorridere!”.

Ludovica restò in silenzio, mentre la piazza si colorava di tanti piccoli sorrisi.

Martina si avvicinò alla prima fila e chiese ad una bambina che non poteva avere più di quattro anni: “A cos’hai pensato?”.

La piccola rispose: “Alla mia mamma!”.

Poi si avvicinò ad un’altra e le chiese: “E tu? A cos’hai pensato?”.

E lei rispose: “Al mio cane!”.

Pian piano cominciarono a rispondere tutti e le loro voci si accavallarono tutte!

Alla mia maestra dell’asilo!”.

Alla mia sorellina piccola!”.

Ai miei giocattoli!”.

Al gelato!”.

Alla pizza!”.

Al Natale!”.

A quando, qualche giorno fa, ha piovuto e ho visto l’arcobaleno per la prima volta!”.

Andarono avanti così per svariati minuti e Ludovica, nel frattempo, aveva preso il cellulare ed aveva cominciato a filmare quell’evento straordinario.

Anche gli adulti avevano cominciato a sorridere e ad elencare a cosa avevano pensato!

Martina esclamò:”I nostri bambini ci hanno appena insegnato che i motivi per sorridere sono infiniti! Qualunque cosa, anche la più insignificante, può farci sorridere, non importa quanto siamo stati o quanto saremo tristi: i sorrisi non possono e non devono morire, MAI!”

E così, dopo quell’evento in piazza, il candidato favorito non solo non fu più il favorito, ma era stato anche uno di quelli che erano scesi in piazza. Anche lui, l’uomo più triste, più infelice e più cinico, aveva sorriso e lo aveva fatto imparando dai sorrisi dei più piccoli.

D’ora in avanti avrebbe sorriso anche alle tre del mattino e senza un motivo particolare!